Max Ernst
(Bruhl 1891 - Parigi 1976)

Max Ernst 
"La foresta imbalsamata" (1933) 
olio su tela cm. 162x253 
Max Ernst, ovvero la felicità di poter giocare con l'arte. 
Per il più "surrealista" dei pittori, non è il segno che crea l'immagine, ma esattamente il contrario. Un artista modernamente inquieto e visionario, 
Ernst scriveva di se stesso: 
" Il mio errare, la mia inquietudine, la mia impazienza, i miei dubbi, le mie convinzioni, le mie allucinazioni, i miei amori, i miei scatti d'ira, le mie contraddizioni, il mio rifiuto a sottomettermi ad ogni disciplina, inclusa la mia...il mio lavoro rispecchia il mio comportamento........Sovversivo, irregolare e contraddittorio, risulta inaccettabile agli specialisti dell'arte, della cultura, dei costumi, della logica e della morale." 

Nell'estate del 1933 Ernst stava trascorrendo un periodo di vacanza proprio a Vigoleno su invito della principessa Maria Ruspoli, duchessa di Grammond che negli anni Venti aveva riportato il castello agli antichi splendori ospitando personalità di spicco del mondo artistico e culturale.

"Nella sala da pranzo del castello -ricordava Ernst in un intervista pubblicata nel giugno del 1971 da Bolaffi arte- c'era un S.Giorgio assolutamente mediocre appeso alla parete. Andai allora a Milano a comprare una tela delle stesse dimensioni. E dipinsi quella "Foresta" in una sola giornata. Maria era molto spaventata, temeva che le facessi una farsa surrealista,ma di fronte al risultato si entusiasmò."

Aveva giustamente intuito la duchessa Ruspoli la grandezza dell'opera di Ernst; il quadro, olio su tela di cm.162x253, oggi è conservato a Houston (Menil Collection), è un "frottage"in cui la perfetta fusione dei verdi, dei gialli e dei blu delle piante in primo piano con l'azzurro e il verde smeraldo del cielo crea un'atmosfera mistica e inquietante.

Davanti alla vegetazione compare un uccello, spesso presente nei quadri di Ernst, è Loplop un gioco libero dell'immaginazione, sosteneva l'autore. Il quadro dipinto a Vigoleno offre spunto anche per una seconda osservazione; furono infatti gli impiegati del castello a battezzare la tela di Ernst "La foresta imbalsamata", titolo che conserva ancora oggi. Quell'anno la compagnia della Scala dava l'Aida di Verdi a Busseto, "nel luogo dove il grande compositore era nato, lo spettacolo era magnifico",esclamava Ernst. Nell'Aida nel terzo atto c'è il duetto Aida-Amonastro, nel quale Amonastro descrive alla figlia i boschi profumati del suo paese natio: "Rivedrai le foreste imbalsamate, le fresche valli...". Gli impiegati del castello, che avevano assistito alla rappresentazione, quando videro il quadro esclamarono:"La foresta imbalsamata!".

"La gente con lo sguardo innocente- diceva Ernst- non ha difficoltà a vederci chiaro. Fu così che il quadro ebbe il suo titolo".

L'autore di "Oedipus Rex" di allucinanti e sconvolgenti visioni come "L'Angelo della casa", "Il vestito della sposa" e la "Tentazione di S.Antonio", conobbe e apprezzò dunque la dolce e soffusa serenità dei colli piacentini, dei suoi abitanti, dei suoi castelli, della sua cultura,lasciando traccia grandissima e indelebile del suo genio, con un omaggio che pochi luoghi possono vantare.
 

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